Torna indietro

Affrontati gli aspetti giuridici e gestionali per orientarsi nella scelta degli strumenti giuridico amministrativi per la gestione degli interventi in ottica integrata.

 

Nell’ambito del progetto “Rebuilding” (PON Inclusione FSE 2014-2020 ASSE IV – Capacità Amministrativa per il rafforzamento della capacità amministrativa degli Ambiti territoriali lombardi), che prevede attività di progettazione, promozione e realizzazione di azioni che favoriscano lo sviluppo delle competenze degli Ambiti territoriali della Lombardia attraverso specifiche attività laboratoriali, si sono svolti i primi due incontri on line relativi agli strumenti della co-programmazione e co-progettazione all’interno degli interventi di contrasto alla povertà e del reddito di cittadinanza.

Gli incontri erano rivolti ai rappresentanti degli Ambiti territoriali suddivisi nelle 8 ATS lombarde, per un totale di 16 incontri e 185 partecipanti e sono stati condotti dagli esperti di Anci Lombardia secondo la formula laboratoriale per favorire un confronto immediato tra le parti.

Nel corso del primo incontro laboratoriale, sono stati affrontati gli aspetti giuridici necessari per orientarsi nella scelta dei diversi strumenti giuridico amministrativi per la gestione degli interventi di contrasto alla povertà in ottica integrata.

A partire dalla nuova norma derivante dal Piano Nazionale degli Interventi e dei servizi Sociali 2021-2023 e dalla legge di Bilancio che apre nuove riflessioni sull’organizzazione e rafforzamento degli Ambiti sociali anche in vista della riforma del Codice dei contratti pubblici, che permetterà ai Comuni di divenire stazioni appaltanti qualificate.

Al centro del laboratorio anche l’uso strategico degli appalti finalizzati al contrasto alla povertà e gli strumenti della coprogettazione e coprogrammazione per un coinvolgimento dei diversi attori nella costruzione di una rete. In questo contesto, è stata messa in evidenza la ricchezza delle forme normative.

Il DL 4/2019, che introduce il reddito di cittadinanza, affida ai Comuni il compito di predisporre il Patto per l’inclusione sociale e definisce il ruolo dei vari attori coinvolti nella realizzazione degli interventi di contrasto alla povertà: i Comuni, i centri per l’impiego, gli enti pubblici e privati del sistema integrato di educazione – istruzione e formazione professionale, e il terzo settore.

Per passare, poi, alla DGR 6371/2022 che auspica la messa a sistema, a livello territoriale, della collaborazione tra Ambiti territoriali, ATS e ASST e tra Ambiti Territoriali e Centri per l’Impiego, finalizzata alla realizzazione dell’ integrazione sociosanitaria e socio-lavorativa per una effettiva ed efficace attuazione dei patti per l’inclusione sociale e per supportare la stabilizzazione di équipe multidisciplinari dedicate alla valutazione multidimensionale dei bisogni e alla presa in carico delle persone.

Perché la rete sia costruita a livello formale è stato analizzato lo strumento del Protocollo che stabilisce ruolo e funzioni che ciascun attore deve avere. La novità introdotta dalla recente DGR regionale riguarda l’introduzione del concetto di coprogettazione come evoluzione dello strumento della mera consultazione, oltre al ricorso all’appalto e all’accreditamento.

È stato inoltre analizzato lo strumento dei PUC – Progetti Utili alla Collettività, che sono a titolarità pubblica, la cui attivazione potrebbe avvenire mediante l’utilizzo «strategico» delle procedure di affidamento, disciplinate dal codice dei contratti pubblici.

Altra leva importante per l’attivazione dei PUC è rappresentata dal Codice del Terzo settore (CTS) che con l’art. 4 definisce gli Enti del terzo settore con il Registro Unico, e gli strumenti di collaborazione tra enti pubblici e ETS avendo in comune la finalità della lotta alla povertà. Centrali sono gli strumenti dell’art. 55 del CTS (co-programmazione e co-progettazione), e lo strumento della convenzione previsto dall’art. 56. Obiettivo deve essere la messa a fuoco di un fine comune, dare vita ad un’alleanza di scopo e quindi utilizzare per il fine condiviso gli strumenti più appropriati.

Se il primo incontro ha cercato di fornire gli strumenti amministrativi per poter sostenere la presa in carico integrata, il secondo ha fatto il punto su metodo e visione che la supportano, e sulla costruzione di strategie e strumenti per una governance interna e territoriale ad essa finalizzata.

Nel corso del laboratorio ci si è anche interrogati sull’impatto della presa in carico integrata. Per dare risposta a tale quesito è stato innanzitutto definito l’approccio culturale che deve sostenere il lavoro delle reti, ovvero l’empowering dei cittadini, così come definito dal Patto di inclusione, che “esprime la tensione a voler promuovere l’interdipendenza tra processi di cambiamento dei singoli, dei servizi implicati e delle strutture sociali e comunitarie. Processi finalizzati a pro-gettare le azioni che possono favorire capacitazione e non solo accesso alle risorse economiche” (Linee Guida per la definizione del Patto per L’inclusione).

In questo contesto, gli esperti si sono soffermati anche sulla necessità di chiedersi in che modo il sistema dei servizi possa essere capacitante e quali siano i presupposti per renderlo tale.

Occorre dare vita a un sistema fondato sulla lettura di come si genera il bisogno e di come lo si sta gestendo al fine di una sua ricomposizione. Occorre dare vita ad un modello di welfare che tenda ad una uova visione del cittadino, che passa da un ruolo di stakeholder (che tutela i propri interessi), a un ruolo di community holder (che mette a disposizione le proprie competenze). Il ruolo dei servizi diviene quello di favorire il passaggio da una frammentazione sociale a una coesione sociale e della comunità.

Per questa ragione i servizi sono chiamati a sviluppare un modello organizzativo unitario di gestione degli interventi attraverso una pianificazione strategica e operativa di sistema fondata su accordi e linee guida di sviluppo di servizi per l’accoglienza e l’inclusione attiva del cittadino nel suo contesto di appartenenza; un sistema nel quale ciascuno porti le proprie competenze e specializzazioni per una gestione condivisa della presa in carico integrata attraverso una co-progettazione personalizzata strategica che si posiziona come metodologia elettiva attraverso un assetto di governance in corresponsabilità. All’interno di questa visione il livello politico definisce vision e mandato, il livello dirigenziale costruisce e garantisce specifiche linee di indirizzo, il livello gestionale sviluppa strategie di gestione e ricompone le esigenze, e il livello operativo costruisce gli interventi e ne legge l’impatto.

 

Allegati

Rebuilding slide 1° laboratorio Scarica
Rebuilding slide 2° laboratorio Scarica

 

Lascia un commento

Devi aver effettuato l'accesso per lasciare un commento. Accedi ora

Ultime notizie